Ai Colossesi, primo capitolo

Colossesi 1:1-2

1 Παῦλος, ἀπόστολος Ἰησοῦ Χριστοῦ διὰ θελήματος Θεοῦ, καὶ Τιμόθεος ὁ ἀδελφός, 2 τοῖς ἐν Κολοσσαῖς ἁγίοις καὶ πιστοῖς ἀδελφοῖς ἐν Χριστῷ· χάρις ὑμῖν καὶ εἰρήνη ἀπὸ Θεοῦ πατρὸς ἡμῶν καὶ Κυρίου Ἰησοῦ Χριστοῦ.

1 Paũlos, apóstolos Iēsoũ Khristoũ dià thelḗmatos Theoũ, kaì Timótheos ho adelphós, 2 toĩs en Kolossaĩs hagíois kaì pistoĩs adelphoĩs en Khristō̃ͅ; kháris humĩn kaì eirḗnē apò Theoũ patròs hēmō̃n kaì Kuríou Iēsoũ Khristoũ.

1 Paolo, per volontà di Dio apostolo di Gesù il Messìa, e il fratello Timoteo

2 ai santi fratelli nel Messìa che sono in Colosse: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e del Signore Gesù il Messìa.

1:1

Paolo è la versione italiana della traslitterazione greca del nome latino Paulus, usato nelle Lettere e negli Atti degli apostoli per riferirsi a Saul di Tarso (giovane, colto e zelante fariseo della tribù di Beniamino) dopo la sua conversione alla fede cristiana, raccontata nel libro degli Atti (capp. 9, 22 e 26). A Roma e poi nell’Impero romano, Paulus era molto usato sia come nome che come cognome già prima dei tempi di Gesù. Paolo potrebbe averlo scelto come suo nuovo nome in antitesi al principale personaggio biblico a cui si riferiva il suo nome ebraico. Infatti, mentre paulus in latino significa “piccolo” o anche “poco”, il re Saul (in ebraico Shaùl, che significa “richiesto”), anche lui un benianimita, era stato il primo re di Isaele. Un re non “secondo il cuore di Dio” (come sarebbe stato Davide, che infatti lo sostituì), ma forte, bello e molto alto di statura (cf. 1Samuele, 9:1).

Apostolo, come molti altri termini neotestamentari, è un prestito linguistico dalla parola apóstolos che, nel greco del NT, si riferisce a uno specifico ministero, ma che già nel greco classico era usata per riferirsi a messi e ad ambasciatori, in quanto deriva dal verbo apostéllō che significa “mandare, inviare”.

Gesù è la derivazione italiana dal latino Iesus e precedentemente dal greco Iēsoũs che appare già nella traduzione dei Settanta (LXX) dell’Antico Testamento, in corrispondenza al nome proprio ebraico Yehōšūa riferito a Giosuè, l’assistente di Mosè che diventa poi il protagonista eponimo del primo dei libri che, nel canone ebraico, compongono la raccolta chiamata Profeti (Nevi’im). Yehōšūa significa “YHWH salva”, come è attesto anche dalla parola dell’angelo che annuncia a Giuseppe, riguardo alla sua futura moglie Maria: “ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Mat 1:21).

L’italiano Messìa riprende il termine ebraico Mashìach, traduzione del greco Khristós. Come mashìach deriva dal verbo mashach (“spalmare con olio”), così khristós deriva dall’equivalente verbo greco khríō. Il riferimento è all’usanza del popolo di Israele di ungere con olio il capo di sacerdoti e re.

Timoteo era un giovane ebreo della città licaonica di Listra (o di Derbe), che aveva creduto nel Messìa. Incontrò Paolo nel secondo viaggio dell’apostolo in Asia Minore e diventò suo compagno di missione. È il destinatario di due delle epistole paoline.

2:2
Colosse era una cittadina della Frigia, situata nella valle del Lycus in Anatolia (Asia Minore), circa 200 km a est della grande città portuale di Efeso. Nel primo secolo d.C., Colosse era solo una piccola città agricola, ma nel V secolo a.C., aveva goduto di una fiorente economia grazie al commercio dei tessuti, ma aveva successivamente perso di importanza a causa della costruzione di una via commerciale nel terzo secolo che passava a Laodicea, più a ovest di Colosse. Paolo scrive una lettera alla piccola comunità cristiana di Colosse, senza avere probabilmente mai visitato la città (cf. Col 2:1).

Quello che resta di Colosse (foto di A. Savin – WikiCommons), e una mappa della Frigia occidentale ai tempi di Paolo.
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